CIAO, RAISSA

Liberal n. 40/1999

Cara Mina,
l’abbiamo apprezzata fin da subito, per il suo aspetto elegante e per la sua intelligenza. L’abbiamo anche amata per essere stata sempre al fianco di un uomo così importante. Anche dopo la fine del potere di Gorbaciov, Raissa si è sempre data da fare per cause nobili e importanti, come quella per aiutare i bambini contaminati dalla nube di Chernobyl. Ora la sua vita si è dissolta, stroncata dal male della leucemia. È morta una grande donna che ha segnato il nostro tempo, ma soprattutto è finita una grande storia d’amore.
Ferruccio M., Varese

Non è finita. Una storia d’amore come quella di Raissa e Mikhail non finisce. Non basta morire. La loro profonda essenza, la loro intelligenza, la loro cultura, la loro comunione, le loro vite continueranno. Si sono soltanto staccati. Lei si è allontanata soltanto fisicamente e per questo lui sentirà ancora più acutamente la sua presenza in ogni momento, in ogni piccolo secondo della sua esistenza, in questa casa dove lei lo ha lasciato, come in una sala d’aspetto, ad attendere il momento solenne in cui sarà chiamato per raggiungerla.
Sembravano una forte società, visti insieme, Raissa e Mikhail. E, come succede quando si verifica un vero grande “incontro”, le rispettive forze si sono assommate, si sono moltiplicate. Tanta forza e tanto coraggio e tanta intelligenza hanno dovuto usare e riprodurre nelle varie e difficili situazioni che, attraverso di loro, hanno cambiato il mondo.
Insieme da subito, dai tempi della scuola, dalle aule universitarie. Insieme anche quando Mikhail ha assunto cariche importanti e lei ha continuato a svolgere il suo lavoro di docente. Insieme a portare in giro per il mondo un modo diverso di intendere il potere e la politica. Insieme fino al punto che Mikhail era diventato Raissa, fino al limite estremo di affermare, come ha fatto qualche giorno fa, che senza di lei non avrebbe più potuto vivere.
Negli occhi lucidi di quell’uomo, che per anni è stato responsabile dei destini del mondo, non ho visto il senso della sconfitta che la morte impone. C’erano invece bagliori di amore, di tenerezza commossa per la sua donna infinita. Con questa luce stampata in faccia, Mikhail mi è parso collocato sulla linea ultima, quella che si apre sulla domanda e sul mistero dell’amore, più ancora che della morte; e, dunque, sulle ragioni stesse dell’esistere. Era lì, con quell’aria da innamorato definitivo, stabilmente radicato in quel punto di chiarezza estrema e dolorosa che coincideva col punto, col momento in cui la sua Raissa se n’era andata.
Ho visto in quel volto, non più austero e potente come un tempo ma carico di immensa umanità, che la morte non è la botola muta e ultimativa dell’amore, ma l’attimo in cui l’amore si acuisce, si reduplica, come rinvigorito dall’assenza della compagna. Forse solo con la morte e nella morte si diventa definitivamente consapevoli dell’amore. Ed è come se Raissa, lasciandolo aggrappato a quello strazio struggente, lo avesse reso più cosciente di un legame più forte di ogni arresto crudele.
Nelle sale d’attesa di quell’ospedale tedesco, dove l’efficienza e l’odore di pavimenti tirati a lucido hanno lasciato spazio alla definitività di quel legame, si è dispiegata, misteriosa, la circolarità di amore e morte. Circolarità e saldatura in cui Mikhail e Raissa hanno collocato per sempre i loro destini.
Raissa ha recentemente raccontato che i loro primi incontri avvenivano con la complicità della musica, soprattutto di quella italiana, che “si è come stesa sulle loro anime”. E la loro giovinezza è stata consumata anche nello studio dei classici del marxismo. Anche il loro maestro d’un tempo scrisse alla moglie, in una lettera datata 21 giugno 1856: “Io mi sento di nuovo un uomo perché provo una grande passione… Ma l’amore non per l’uomo di Feuerbach, non per il metabolismo di Moleschott, non per il proletariato, bensì l’amore per l’amata, per te, fa dell’uomo nuovamente un uomo”.
E così anche noi potremmo ripensare a Raissa per tanti elementi che l’hanno definita, ma che in fondo solo solo accessori di un’anima. Potremmo ricordarla per la pacata eleganza dei suoi tailleur, per quel suo sorriso intelligente, per i punti che dava a Nancy Reagan, quando i rispettivi mariti si incontravano nei summit planetari. Ma ora la sua essenza sta solo nel cuore di Mikhail. Quel cuore che in tutti gli attimi trascorsi e futuri è vissuto e vivrà di lei e in lei. Rapido il suo passaggio, bruciante come un fuoco abissale e insieme divino il loro amore, lucida e ferma questa morte.
No, non è finita. Una storia d’amore come quella non finisce.

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30 Settembre 1999

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