Liberal n. 35/1999
Cara Mina,
il periodo della vacanze mi consente di avere un maggiore spazio di tempo per la lettura. Per le mie vacanze non ho resistito alla tentazione di acquistare e di leggere il best-seller del momento, e cioè “Via col vento in Vaticano”. Mi ha lasciato sconvolta perché, pur sapendo che anche gli ecclesiastici sono uomini, non pensavo che la Curia romana fosse un luogo dove allignano i peggiori vizi, come emerge dal libro. Tu l’hai letto?
Sabrina L., Pisa
Cara Sabrina,
non è il luogo sacrale, non è il colore purpureo dell’abito, non è lo svolazzamento delle talari a rendere più elevato il pettegolezzo, ad affrancarlo dal suo autentico significato. Il bisogno del gossip si ammanta di forme diverse, con la presunzione addirittura di nobilitarsi se gli strali vengono rivolti verso le stanze del Vaticano. Ma pur alzando la mira, rimane immutata la sostanziale sciocchezza del pettegolezzo. Anche se si trasferisce dalle pagine appiccicose dei settimanali rosa a quelle apparentemente più severe di un libro stampato, resta sempre un’attività tipica di una specie umana a cui non vorrei appartenere.
Tutto quello che assomiglia ad una sbirciata dal buco della serratura mi ha sempre infastidito, come un’invasione indebita, un’interferenza grave. Un tentativo di far del male, perché di questo si tratta. E poi, ci hai fatto caso? Si sparla quasi sempre di chi, in qualche modo, suscita invidia. Di qualcuno che è al di sopra, per cultura, per censo, per possibilità economiche o semplicemente per attributi fisici. È così che inizia la mancanza di rispetto verso l’altro, chiunque sia. Con un semplice, “veniale”, qualche volta addirittura “affettuoso” pettegolezzo.
Per quanto mi riguarda soffro di un crescente disprezzo per chi cerca di ledere il senso dell’intangibilità connessa ad ogni persona, per tutti i tentativi di violare il sacrosanto diritto di ognuno alla propria libertà. Il pettegolezzo è una delle massime e più vigliacche forme di questa violenza, soprattutto quando nasconde doppi fini. Se poi la gossipomania viene esercitata a servizio del denaro, con intenti simoniaci, è ancora più sospetta, se non addirittura odiosa.
Come avrai capito, non ho letto il libro in questione. E anche in questo caso non vale il principio secondo cui non si dovrebbe parlare di ciò che non si conosce. Se per conoscere bisogna affondare gli occhi nella melma, preferisco risparmiarli per altre attività. Non so quali fossero le reali intenzioni degli estensori del libello contro i cedimenti e i peccati che si commettono in Vaticano. Ma se fosse la denuncia, pur sostenuta dalla buona fede, per spronare i prelati romani ad atteggiamenti più conformi all’esempio di Cristo, mi insospettisce il fatto che si scelga la stampa, peraltro di ispirazione anticlericale, e non le sedi opportune che, nei palazzi d’Oltretevere, non mancano certamente.
Ci sarà del vero, probabilmente, nascosto tra le pieghe del libro. Ma mi stupisco del fatto che ci sia qualcuno che si stupisca. Basterebbe aver letto anche solo una succinta antologia scolastica con qualche novella di Boccaccio, e si sarebbe trovato già tutto. Ma, come ormai sappiamo, questi riferimenti sono pressoché sconosciuti ai più, ed è per questo che, nella totale dimenticanza del vecchio adagio “niente di nuovo sotto il sole”, ci facciamo coinvolgere da ciò che viene sbandierato come novità. Se poi la lettura del “Decameron” andasse al di là delle novelle più note, ci si imbatterebbe in quella che racconta di un ebreo che si convertì alla fede cristiana, proprio dopo aver visto tutte le depravazioni che infuriavano in Roma. E la ragione stava nel fatto che se una religione continuava ad esistere nonostante l’immoralità dei suoi ministri, questa era la prova che era guidata dall’alto.
Il pettegolezzo ecclesiastico, nelle sue infinite variazioni, si è già da tempo scatenato anche per individuare il successore dell’attuale Pontefice. Da anni, vantando informazioni sicure dall’interno, i giornali ne parlano, come una sorta di tam tam menagramo. Ma, a dispetto di questo macabro totoscommesse per indovinare chi avrà la ventura di ascendere al soglio pontificio, Giovanni Paolo II resiste. Faccia le corna, Santità!