PER SANREMO MI FIDO DI MORANDI

La Stampa n. 7/2011

Alleggeriamo. Per fortuna, a darci una mano, sta arrivando Sanremo. Sanremone mio bello, luminoso e ciccione. Sanremone mio, che dispensa sicurezze anche a chi le ha perse quasi tutte. Sanremone mio, che è un benefattore delle italiche genti che ne stanno vedendo di tutti i colorini e preferirebbero una canzone così così a una sinfonia, a una cantilena senza coda. Sanremone mio, lo specchio che ci rimanda la nostra vera faccia nella quale non facciamo fatica a riconoscerci.
La faccia di brava gente che ha voglia di cose comprensibili, semplici, pulite, magari un po’ retrò. E ha voglia di musica. In questo caso, adesso, in questa contingenza, la musica la riceviamo come una buona azione, fatta da chi conosce i nostri desideri e i nostri bisogni.
So poco della scelta dei pezzi, ma se a decidere è stato Morandi, come mi auguro, sono certissima che sarà un grande Sanremo. Lui ha sempre colto, negli anni, nei decenni, quasi (come me) nei secoli, quale fosse il pezzo giusto per commerciabilità, popolarità e tanto altro. Ma non ha fatto soltanto le «fisarmoniche» e gli «in ginocchio da te». Ho trovato nella sua produzione anche perle rare. «Nina», per esempio. Pezzo non facile né da cantare né da ascoltare.
Splendido. Cantato da grande interprete, con rigore e autorevolezza. Sono quasi sicura che pochissimi lo conoscano. Vi invito ad andare su Youtube ad ascoltarlo. Mi ringrazierete.
Allora, Sanremo. Sfolgoranti le ragazze, forti Luca e Paolo, ma io, soprattutto, aspetto la musica. Spero che sia al centro dello spettacolo, trattandosi del «Festival della canzone italiana». Prepariamoci, allora. La solita liturgia. Pochi amici competenti, qualcuno assolutamente incompetente che vivacizzi la serata e il telefono che non ti lascia in pace un secondo. «Hai visto quello?», «Hai sentito quello?», «Ma che bello», «Ma che schifo».
Cercherò, come sempre, di essere ancora più sintetica del solito per non perdere niente e poi, come il solito, lo staccherò. Sì, perché è la nostra festa solenne. Di noi gente della musica, intendo. Noi che ci mettiamo alla gogna con i nostri dubbi, le nostre incertezze e le nostre velleità. Che siamo abituati a lasciarci prendere in giro di buon grado. Che non ringrazieremo mai abbastanza il caso che ci ha dato gli strumenti per poter fare un lavoro che ci appassiona e ci emoziona. Cara, adorata musica. Sei meravigliosa anche quando sei brutta.

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13 Febbraio 2011

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