LA BRUTTA FAVOLA DI BABAU NATALE

La Stampa n. 46/2010

«La verità mi fa male, lo so. La verità mi fa male, lo sa-a-ai». Talmente male che, per fortuna, c’è chi si occupa di non farci sentire alcun dolore, c’è chi, con sprezzo del pericolo, ci protegge e ci tiene lontani da informazioni talmente spiazzanti che potrebbero schiantarci. Meno male. Così noi, i turlupinati di professione, noi, l’essere umano globale, ci accontentiamo di piccole, limitatissime, irrilevanti verità e, per un attimo o per tutta la vita, fingiamo di avere scoperto gli altarini di chi ci ammannisce lo zuccherino. Non ci facciamo mancare le nostre belle rivelazioni sensazionali, i nostri «insospettabili» scandali internazionali venuti alla luce per mano di uno sconvolto Robin Hood che non fa paura neppure ai bambini dell’asilo che, invece, temono il Babau e a ragione.
Il Babau sì, quel cattivone del Babau è un professionista e si nasconde dietro la certezza che ha ingenerato in noi che lui non esiste. Praticamente come Babbo Natale. E ci rilascia, piano piano, come un astuto medicamento retard, scarti di sensazionalismi ben commisurati alla nostra voglia di abboccare. Schegge di pseudoverità che, ça va sans dire, non possono avere alcuna influenza sull’andamento reale degli interessi del Babau.
Lui sta in un territorio, sulla terra, non ha renne volanti, non è neppure tanto telematico, avendo iniziato la sua opera molto tempo prima della comparsa dei computer. Il Babau moderno mi verrebbe voglia di farlo risalire all’immediato periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. In una stanza dei bottoni capisce e organizza eventi per lo più catastrofici di cui ride divertito intanto che le intelligence e non solo, fingendosi intelligenti, si sforzano di decifrare, connotare e storicizzare.
Probabilmente il Babau è l’antistoria, è il caos indotto che giustifica le nemesi, le palingenesi, i corsi e i ricorsi. È neutrale, come chi dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Detiene i segreti veri di stragi ingiustificabili, di flussi etnici, di ondulazioni di potere. Roba che scotta, che brucerebbe le coscienze di chiunque, ma non la sua. Niente a che vedere con i pettegolezzi di Wikileaks. Ogni tanto manda giù, nel cuore dell’uomo globale, il desiderio insopprimibile della ricerca della verità. Ma la verità raramente è pulita e mai semplice. Bisognerebbe, dopo averla conosciuta, comprenderla. È pericolosa. E noi non siamo coraggiosi abbastanza.

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12 Dicembre 2010

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