La Stampa n. 43/2010
La professoressa Antonioli entrava in classe con quella sua aria da martire consapevole. Aveva un eterno tailleur grigio di buon taglio, ma un pochino fané, un leggero filo di perle sulla camicetta rigorosamente bianca e un piccolo sorriso come di chi spera di essere capito e apprezzato per quel poco o tanto che ritiene, a buon merito, di poter garantire. Avevo un debole per lei prima ancora che come insegnante, proprio come essere umano che sentivo in controllata difficoltà. Insegnava lettere a una classe di ventiquattro fervorose ragazze che erano già un vero e proprio campionario di caratteri e comportamenti che poi avrei sempre, purtroppo, continuato a vedermi rappresentati davanti agli occhi.
Lei volava. Sembrava nascostamente riferirsi sempre a un amore perso o lontano. E conferiva alla lettura dei testi un senso di turbamento che passava direttamente nella nostra inesplorata sfera sentimentale. Me la ricordo così bene. Cara signorina, sì, solo lei era «la signorina». Tutti gli altri erano professori. Solo per lei usavamo questo appellativo come gratificazione nei confronti di chi, invece, era in tutto e per tutto il prototipo più alto, più puro di chi dovrebbe insegnare.
A lei quale gratificazione sarebbe stato giusto riconoscere?
Il massimo, secondo me, niente secondo la Rosetta che non aveva alcun interesse per la letteratura. Un conguaglio consistente sarebbe stato proposto da parte di chi aveva buoni voti per un comportamento, come dire, precocemente «politico». Una decurtazione sarebbe stata invocata dalla madre di Carla che riteneva sconveniente il trasporto con il quale leggeva certi autori ritenuti pericolosi. Non so.
Merito e meritocrazia. Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini dice «Chi è bravo guadagnerà di più». Era ora. Da quest’anno prende il via una sperimentazione che gradualmente si estenderà a tutta l’Italia. Ai professori particolarmente meritevoli verrà assegnato un mese di stipendio. Il riconoscimento corrisponderà ad una sorta di quattordicesima. Brava Mariastella. Ce ne sono molti di insegnanti come la signorina Antonioli. Appassionati e civili, certi e pazienti, che sanno tirar fuori dagli studenti il meglio della loro iniziale intelligenza. Che aprono al bello e al vero. Che sostengono che solo l’uomo colto è libero. Che sanno che il processo della conoscenza è simile alla dinamica dell’innamoramento. E lo applicano.