VUOI CONFESSARTI? FALLO CON L’IPHONE.

La Stampa n. 6/2011

Carissima carta, inchiostrata più che stampata, e anche voi, cari Internet, iPhone, iPad e tutti voi, i-vattelapesca, che vedrete la luce «in saecula saeculorum», torno, malgré moi, a raccontarvi di quello che si riversa su di voi da un po’ di tempo in qua.
Non siete ancora stufi di una comunicazione tutta fatta all’insegna del punto esclamativo? Siete stati ridotti a strilloni che devono straminare, con un codice banale e banalizzante, presunte notizie che, soprattutto nei titoli, hanno bandito il gusto della sfumatura. So che mi vorreste rispondere che voi non agite diversamente da chi, con ruoli di potere, comunica prevalentemente con urla da savana, con toni sincopati e sovrapposti, con poco pensiero retrostante e facendo leva solo sull’emotività dell’uditorio. Non vi attribuisco una colpa: siete anche voi vittime di un’epoca che ha elementarizzato la ragione e desertificato la logica e l’obiettività.
Solo per mettervi in guardia dai pericoli, vi racconto l’ultima. Sul sito del non ultimo quotidiano d’Italia leggo testuale: «La confessione? Si può fare con l’iPhone. Nasce Confession: un’applicazione destinata ai possessori di iPhone e iPad per chiedere perdono da casa». Perdono a chi? E perché solo da casa?
Dalla panchina dei giardinetti l’applicazione non funziona? E come si fa a ricevere l’assoluzione? Via e-mail? Non mi soffermo sui dettagli della notizia, ma passo a leggere i commenti dei lettori, tra cui alcuni informano, anche con link, che si tratta di un’applicazione scaricabile che fornisce un aiuto all’esame di coscienza con domande simili a quelle che decenni fa si leggevano su fogli cartonati disposti vicino ai confessionali. Ecco: si tratta dell’ennesimo passaggio da un supporto cartaceo a un’applicazione informatica. Quindi la notizia è semplicemente irrilevante. E allora qualche cialtrone, inconsapevole idolatra della mistica tecnologica, si inventa che non si tratta di domande per l’esame di coscienza, ma di un mezzo che, chissaccome, ti confessa. Sfumature? Quisquilie? Irrilevanza della differenza tra strumento e finalità dell’azione?
Va detto che, dopo la segnalazione dei lettori, il titolo è stato modificato così: «La confessione? Con l’aiuto dell’iPhone». Ma in tal modo la notizia evapora nell’ovvietà. Meglio sarebbe stato lasciare spazio ad altro. O, ancor meglio, lasciare la pagina vuota. Il bianco è un colore che facilita il pensiero.

 

Generic filters
Exact matches only
Search in title
Search in content
Search in excerpt
Filter by Categorie
Articoli
Anni 1950
Anni 1960
Anni 1970
Anni 1980
Anni 1990
Anni 2000
Anni 2010
Anni 2020
Dicono di lei
Mina Editorialista
La Stampa
Liberal
Vanity Fair

6 Febbraio 2011

LEGGI ANCHE

Vanity Fair n. 6/2015

Ci siamo detti tutto Ci siamo detti tutto. Mi avete portato parole e storie di vita, sperando che ad accoglierle ci fosse un sentimento vagamente materno. A volte lo è stato, quasi per un senso di immedesimazione. Altre volte, se è prevalso il mio carattere tranchant,...

leggi tutto

Vanity Fair n. 5/2015

C’è ancora spazio per i sogni? Cara Mina, in questo tempo di crisi nera la venticinquesima maratona televisiva di Telethon, sulle reti Rai, conclusasi il 14 dicembre 2014, ha permesso di raccogliere 31,3 milioni. Tu che idea ti sei fatta di questa cosa? Guglielmo Dico...

leggi tutto

Vanity Fair n. 4/2015

Un presidente della Repubblica speciale Cara Mina, ogni volta che sono in macchina con il mio ragazzo e mettiamo “Acqua e sale”, cominciamo a cantarla. Ma prima lui mi ricorda: “Ok, parti tu, però io faccio Mina”. Rido come una pazza e penso a che cosa penseresti se...

leggi tutto

Vanity Fair n. 3/2015

Sono l’ultima dei sognatori Cara Mina, mentre c’erano i funerali di Pino Daniele, i ladri hanno scassinato la porta della sua casa in Toscana. Gli affari non si fermano mai. Sbigottita Facciamo finta che fossero due, tre quattro, non so, estimatori del talento puro di...

leggi tutto

Vanity Fair n. 2/2015

Ma amore non vuol dire social network Cara Mina, come stai? È guarita la tua gamba, infortunata l'anno scorso? Camminando per Milano mi è venuta un'idea. A volte in città s'incontrano ragazzi che suonano per strada o in metro, e alcuni sono davvero bravi. Suonano...

leggi tutto
error: