Vanity Fair n. 49/2014

Davvero chi ha sofferto è più sensibile?

Cara Mina, ho appena compiuto 60 anni. Ne ho passati 40 a curare i miei genitori, prima mamma e poi papà, da malattie che li hanno tenuti a letto a lungo. Questo non mi ha impedito di amare e avere persone intorno che mi hanno voluto bene e amata. Le scrivo perché, leggendola, mi ritrovo nelle sue risposte sottili. Volevo chiederle un parere. Tra le tante persone che ho conosciuto e che mi sono amiche, vedo che chi ha avuto sofferenze profonde ha un carattere più mite, limato, meno aggressivo, anche nelle cose spicciole: al bar, in tram, nelle file, in autostrada. Ma le sofferenze personali possono davvero rendere le persone più attente verso gli altri? O sono io che ormai sono un po’ “deviata” dalla mia storia personale? Grazie mille, Giorgia G.

Non è sempre così, cara Giorgia. Nella mia esperienza ho rilevato reazioni diametralmente opposte. Ho visto chi subisce un cambiamento verso la dolcezza, la comprensione, la partecipazione e ho visto chi si blinda in un rancoroso, amaro, aggressivo, violento stato d’animo. Sono rispettabilissimi tutti e due gli atteggiamenti, proprio perché nascono dal dolore. Certo, ci sarebbe da dire che la prima reazione descritta è certamente meno faticosa e può aiutare a vivere un po’ meglio. Ma non si può scegliere, purtroppo. Bisogna accettare quello che ti arriva in faccia come un camion a 200 all’ora. Ti abbraccio.

Trucchi segreti?

Che bella pelle che tieni e mantieni. Qualche consiglio per conservarla così? Baci

Ma volentieri, tesoro. Ecco qui: non ho mai usato una crema in vita mia, mai usato un tonico né altri “magici rimedi” simili. Sarà quello? Boh… Dopo questa informazione di portata mondiale, ti saluto e ti mando un bacio senza trucco.

Innamorato di una voce

So che sei molto attenta nell’individuare voci di successo. Ti chiedo se hai avuto modo di seguire X Factor inglese dove sta partecipando il nostro Andrea Faustini. Io mi sono innamorato di questa voce dal primo momento che l’ho ascoltata e volevo chiedere un tuo parere a proposito. Un bacione e un abbraccio virtuali anche se io li sento reali. Claudio

L’ho cercato, l’ho visto e l’ho ascoltato. Sì, canta. Non c’è dubbio. Ma, secondo me, non basta avere una voce pulita e educata. Devi avere un timbro particolare, magari, perché no, persino sgradevole e devi approcciare la “canzone” con una tua visione precisa. Non devi assomigliare a questo o a quell’altro. E devi seguire maniacalmente il tuo gusto musicale, senza dar retta a nessuno. E, pensa, anche se hai tutte queste caratteristiche messe insieme, può darsi che tu non ce la faccia, purtroppo. Ma la musica sa consolare. E non ti abbandona. Lei no. Ciao Claudio, un bacio.

Questione di fede

Ho 32 anni e sono da poco sacerdote: ho conosciuto l’ebbrezza dell’amore, i laceramenti del dolore della morte di mio padre, la solidità dell’amicizia, i capogiri dell’arte dei ritratti. Ora, anche, conosco il dono della fede che è diventata servizio e vita. E conosco te, Signora della musica, che in tutti questi momenti ci sei sempre stata e ci sei. Per questo mi ritrovo, in questa notte, a ringraziare Dio di averti donato voce e personalità, carattere e fantasia, coraggio e gioia di esserci, comunque. E tutto questo arriva a noi. Grazie sempre, D.

Grazie a te, amico mio. Sono onorata e felice di averti affiancato lungo questi anni. Sai, sono una compagna molto attenta, rispettosa e discreta e non mi offendo quando mi spegni. Un abbraccio. P.S. Cosa intendi con “i capogiri dell’arte dei ritratti”? Forse dipingevi e hai smesso?

Speciale Vanity C’È Mina Per Voi del 11 dicembre 2014
In nave? Giammai.

Cara Mina, 
in una recente lettera hai consigliato di ascoltare Ay pena, penita, pena cantata da Serrat. L’ho fatto e mi ha fatto “sanguinare”. Che voce magnifica, che interpretazione. Inevitabilmente ho pensato a come la canteresti tu e ho provato a dargli un testo in italiano, dimmi che ne pensi. Spero ti piaccia. E intanto ti invio una tua fotografia degli anni Sessanta. È scattata su una nave di ritorno o in viaggio per il Sudamerica. Alla tua sinistra c’è il padre di un mio compagno del liceo che mi regalò questa fotografia.
 Domenico

Che peccato. Non riesco ad aprirlo, il tuo testo. Rimandamelo, per favore. Sono curiosa. Domenico, tesoro, non ho mai fatto un viaggio in nave in vita mia. Chissà dove eravamo, in quella foto. Boh… Ciao, ti abbraccio.

 

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17 Dicembre 2014

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