Faresti il giudice di X Factor? In giuria, o da caposquadra, come ti comporteresti? E dove sta, secondo te, “il fattore X”?
Se lo scopri sul web mentre bacia un’altra
Cara Mina, ho 15 anni e l’anno scorso ho frequentato per qualche mese un ragazzo di 19 anni. I miei non hanno mai approvato questa relazione data la sua età, e per questo motivo durante quel periodo litigavo spesso con loro. Non ci frequentiamo più da 10 mesi. Oggi ho visto su Internet una foto in cui lui baciava la sua nuova ragazza e sono scoppiata in lacrime. Dice di essere innamorato di lei. Vorrei correre da lui e dirgli tutto. Ma ho paura di sbagliare. Che cosa devo fare? Aiuto Io
Ma secondo te, se dice di essere innamorato di lei vorrà dire che è innamorato di lei, no? Sono dieci mesi che non vi vedete. Continua così. Toglitelo proprio dalla testa.
Se fosse un talent show
Per come interpreti le canzoni e per le risposte che dai nella tua rubrica mi evochi rispetto, libertà e spontaneità. Nel mio pensiero tu non appartieni al mondo di X Factor, ma mi piacerebbe sapere come ti proporresti come giudice e come caposquadra. Quale sarebbe il fattore X che cercheresti? Paola
Fin dalla più tenera età mi è stata chiara una cosa. Non avrei mai voluto fare il giudice. Di niente. Dalla carica più alta alla più, come dire, leggera. Non vorrei mai intervenire sul destino di una persona, anche applicando le regole imprescindibili di una chiara Legge. Ti posso, però, rispondere circa il fattore X, cara Paola. È qualcosa che non si impara e non si insegna. È un piccolo grande enigma. È come nascere con gli occhi azzurri. E chi ha la fortuna di possederlo veramente, prima o poi spacca. Su questo non ci sono dubbi.
Non è più la stessa amica
Quest’estate ho discusso con la mia migliore amica, non ci siamo parlate per un mese intero. L’oggetto della nostra lite è stato un ragazzo, o meglio il mio sincero consiglio di lasciar perdere questa «relazione», semplicemente perché, conoscendolo e vedendo gli atteggiamenti verso di lei, ho avuto l’impressione che non potesse andare a buon fine. Finita l’estate è finita anche questa relazione, io e la mia amica abbiamo cercato di ricostruire un rapporto. Adesso la vedo cambiata, non è più la stessa amica a cui volevo bene, lei, invece, fa finta di niente, come se nulla fosse cambiato. Non so che cosa fare: è giusto parlarle o è meglio lasciare tutto com’è, sperando sia un momento di smarrimento? ro*
È giusto non intromettersi negli affari di cuore altrui. Solo se sollecitati si può esprimere il proprio parere, tenendo presente che le motivazioni che muovono una persona innamorata sono misteriose e imperscrutabili. Mi chiedi cosa fare adesso. Direi di non parlargliene affatto. Anche in questo caso aspetta che sia lei ad aprir bocca, se vorrà.
Ogni lasciata è persa?
Ma, secondo te, appurato il fatto che si vive una volta sola e spesso anche poco, le emozioni devono essere sempre colte al volo oppure vanno un tantino valutate? Sono così rare e così maledettamente preziose in questo schifo di mondo, che «ogni lasciata è persa». Il problema è che spesso e volentieri le emozioni non ti portano a essere un modello di moralità e ti fanno cadere nell’egoismo. Meglio godersele sempre e comunque o metterle a tacere quando sono sconvenienti? Forse davvero Certe cose si fanno solo quando non puoi dormire. Lù88
È’ universalmente noto che solo quando sono molto sconvenienti le emozioni sono «saporite». E, soprattutto, le risultanze di esse sono dilettevoli e ricreative, no? C’è chi resiste e prima o poi se ne pente. C’è chi non resiste e prima o poi se ne pente. Quindi… valuta tu. A me i modelli di moralità fanno orrore e nascondono sempre qualcosa. Insoddisfazione quando va bene o disperazione quando va male. Cara Lù88, si può fare tutto. Nel rispetto della reale valutazione di se stessi, però. E, soprattutto, quando si è svegli, ben svegli. Vale a dire non durante una notte insonne, per riempire un vuoto, o durante un sogno a occhi aperti, per renderlo un po’ più ghiotto. «Ogni lasciata è persa» è un motto certamente poco elegante, ma, concettualmente, non così peregrino. Indubbiamente non può essere la didascalia di una vita, ma, di un pezzetto di essa, forse sì. Basta non spaventarsi della libertà che proviamo a concederci e misurarne valori e disvalori.
Speciale Mina per voi Vanity Fair 15 dicembre 2010
Quel capolavoro non so cantarlo
Cara Mina, stavo ascoltando «Send in the Clowns» cantata da Sarah Vaughan in un live dell’87. Suppongo tu conosca bene la bellezza e classe del pezzo. Avevo letto da qualche parte che questo brano è uno dei tuoi preferiti e che tu non l’abbia mai voluto incidere perché ritieni che altre cantanti, in passato, abbiano già dato al brano l’interpretazione più corretta. È vero? In ogni caso, sarei felice di poterla ascoltare se un giorno tu decidessi di inciderla. Sarebbe, come sempre, una meraviglia! Andrea
Ma grazie, Andrea. Sei molto gentile. Parli di un pezzo splendido e intoccabile. L’hanno fatto in tanti, quasi tutti. Ci sono delle versioni così così, delle versioni proprio brutte, delle versioni belle e una, una soltanto perfetta, meravigliosa e, per me, commovente. Ovviamente, mi piacerebbe molto inciderlo. Io ho molti difetti e un pregio: conosco i miei limiti. E di fronte a una cantante inarrivabile come Sarah Vaughan mi fermo. Mi fermo perché la perfezione non è interpretabile. Ti confesso che la canto in casa come omaggio al massimo della vocalità femminile. Meglio rispettare le grandezze e le proporzioni. Ti mando un bacio.