La Stampa n. 4/2009
Ma siamo ancora lì? Ma veramente a noi che siamo martellati dai media con le storiacce dei vip interessa se uno è o non è omosessuale? Non ci voglio credere. Non credo che sia una nostra irrefrenabile esigenza filosofica venire a conoscenza dei costumi sessuali del nostro vicino piuttosto che del divo di turno. Chi troverei nel letto di Roberto Bolle se facessi un blitz, una mattina, nella sua casa o nel suo albergo? Potrei trovare la strega di Biancaneve, Brad Pitt, Rita Levi Montalcini, Monica Bellucci, un battaglione di alpini, una squadra di pallavolo femminile, Francesco Cossiga, Simona Ventura con tutto lo staff di X Factor. E allora? Ma lo vogliamo dire un bel chissenefrega? Lasciamolo in pace. Ha altro da fare che smentire i supposti outing apparsi sui giornali francesi o italiani o americani.
E oltre a lui, per pietà, lasciamo in pace quei pochissimi che, per fortuna, non hanno voglia di mettere in piazza cosa fanno, con chi lo fanno, perché lo fanno. Vedo in giro per le televisioni una mancanza di discrezione, di sensibilità, un malcostume sempre più triviale. I vari malcapitati si sentono rivolgere delle domande al limite della decenza. «Cosa dici appena finito di fare l’amore?», «Hai provato dolore quando è morto tuo padre?», «Hai tradito tuo marito?», «Hai mai abortito?» e altre finezze di questo generino.
È anche vero che spesso le risposte sono ancora più volgari delle domande… Ecco, «Quante volte hai fatto la cacca oggi?», mi manca, ma credo che fra pochissimo ci toccherà sentire anche questa. Più giù, più in basso e più giù, fino a toccare il fondo.
«Rimango sempre stupito nel constatare come tutto quello che è gossip e fantagossip viaggi più veloce delle notizie che riguardano invece la cultura e l’arte, che sono invece gli unici argomenti di cui amo parlare e di cui mi faccio portavoce». Rimango stupita anch’io, caro, meraviglioso, stellare, perfetto Roberto Bolle. Ma bisogna abituarsi. Noi qui viviamo. Non in un mondo che rispetti la persona nella sua interezza di carne, pensiero e talento. Mi dicono che, rispetto all’Italia, in altri Paesi è ancora peggio. Quindi, una volta di più, evviva. Siamo forse nel posto giusto? Nel Paese del meglio, inteso come meno peggio? «Italia, Italia, di terra bella uguale non ce n’è…», cito questo pezzo anche per fare un minuscolo omaggio a un uomo mite e schivo, un innocente che se ne è andato. Mi viene un dubbio, però, o meglio, una certezza. Mino Reitano si riferiva alla straziante, meravigliosa bellezza del nostro patrimonio artistico e della nostra terra in senso geografico. Non a quello umano.